È passato un po’ di tempo dal lontano 2012 quando una nuova startup fondata da Palmer Luckey in California annuncia l’imminente uscita dell’OCULUS RIFT e accende l’interesse internazionale nel mondo della realtà virtuale.
Il merito di Palmer non è stato quello di inventare la VR, tutti abbiamo visto un sacco di film degli anni 80-90 in cui compaiono fantastici caschetti che promettono esperienze immersive; il suo merito è quello di aver riacceso l’interesse (e quindi ottenuto ingenti finanziamenti) su una tecnologia parcheggiata dopo una serie di insuccessi tecnici e commerciali, promettendo un visore a un costo accessibile (promessa vanificata dai costi di produzione) un coinvolgimento dei maggiori player nel mercato del 3D per assicurare quantità di contenuti.
La verità è che la VR non è una tecnologia nuova, è solo una cosa molto costosa e tecnologicamente complessa da realizzare due fattori che solitamente scoraggiano la realizzazione di prodotti rivolti al mercato consumer.
Quello che c’è di nuovo a mio parere è il “positional tracking” ovvero la capacità di calcolare la posizione e i movimenti del visore nell’ambiente fisico reale e utilizzarli nell’ambiente virtuale per regalarci la vera esperienza “immersiva”.
Questo grazie ai così detti sistemi di Mobile VR che seppur non riuscendo a competere con la qualità di Oculus Rift of PS VR iniziano a regalarci esperienze libere da sensazioni di nausea, aprendo nuove strade verso quella che chiamiamo 6DoF ovvero six-degree-of-freedom.
L’approccio di HTC Vive (il sistema che attualmente garantisce il miglior tracciamento con due sensori a muro che rilevano la posizione dei visori) non deve essere essere per forza l’unico sistema, Oculus che ha un sistema simile basato su telecamere ha recentemente mostrato al pubblico un prototipo con tecnologia inside-out.
Avrete già sentito parlare di tecnologia inside-out e ouside-in, ma se siete come noi, vi starete ponendo alcune delle seguenti domande: quali sono i pregi e i difetti di ognuna di queste due tecnologie? Quale è migliore? Quale utilizzeremo tra 10 anni?
PRO
CONTRO
Parlando di prodotti commerciali disponibili al pubblico proprio tra luglio e agosto sono stati resi disponibili sul mercato degli sviluppatori i primi dispositivi inside-Out di Acer e HP chiamati Mixed Reality HMD. Eonite invece propone un sensore da attaccare direttamente all’HTC Vive per renderlo indipendende tal suo sistema di posizionamento. Di sicuro chi ha investito di più con al momento i migliori risultati è Microsoft che utilizza la tencologia inside-out nel visore HoloLens.
PRO
CONTRO
"I suspect we may see outside in continue to exist only in the high-end desktop PC part of the market (Vive) as the absolute best solution and will likely be the last to move towards inside out. I believe we may also see some new tracking solutions come out that could accelerate the move towards inside out, but those are yet to exist. Ultimately, technologies like VR and AR tend to gravitate towards integration for a multitude of reasons and there are plenty of reasons why integrated tracking is beneficial, especially in AR. Many of those reasons have to do with portability and power consumption, both of which are pain points for many VR solutions today without inside out tracking." è il parere di Anshel Sag, un VR analyst presso Moore Insights & Strategy.
Anche se la tecnologia inside-out inizia a riscuotere i primi successi siamo ancora lontani da vederla applicata a visori come Daydream VR and Samsung Gear VR. Ma diamo tempo al tempo, sembra infatti l’unica strada logica da percorrere per un efficace “spatial tracking” specialmente per tutte quelle promesse e richieste dell’AR.
Nel lontano 2014, John Carmack diceva riguardo ai suoi primi sviluppi in ambito inside-out: "everyone is skeptical that it will work out, so don't hold your breath", a distanza di qualche anno forse ora è il momento di iniziare a trattenere il fiato!
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